Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri.
Cesare Pavese
Non ho mai sentito un bisogno così grande di tornare a teatro come quello che sto sentendo in questo momento.
C’è un vuoto nel tessuto sociale che sta divenendo insostenibile. Un tessuto già da tempo sfibrato ma mai così tanto lacerato dalla solitudine.
Io ho bisogno di ricucire. Ho bisogno di teatro.
Io ho bisogno di tornare ad incontrarti, ho bisogno di toccarti e di guardarti profondamente, nello spazio di una relazione nuova, autentica, non logorata dalla distrazione-assenza con cui invece ci incontriamo, tocchiamo e guardiamo nel quotidiano.
Io ho bisogno di corpi vivi, presenti, che mi parlino di luce. Ho bisogno di indicazioni per il dentro di me. Ho bisogno di un ascolto vero, di quel silenzio che è vuoto accogliente e non voragine, o abbandono. Di parole consapevoli ho bisogno. Parole misurate che siano frecce e bersaglio, tra me e te. Parole accese. Voci connesse che facciano vibrare i corpi in un Noi che unisce e che cura.
Mi mancano storie da ascoltare. Quelle storie che da sempre l’uomo ha narrato per provare a dare un senso. Le storie che da sempre ci accompagnano nell’attraversamento del buio, come quando eravamo bambini. Quelle storie che ci cullavano nell’angoscia della notte e ci facevano sentire meno soli. Ed ecco, proprio adesso, ho bisogno di una storia che mi accompagni, che mi aiuti a saldare lo spacco di questo tempo. Ho bisogno di fari, cerotti e chiavi di lettura.
Di un gioco e un sacro rito ho bisogno. Di bambini e sacerdoti.
Mi manca poter incontrare la Verità con leggerezza e trovare la Bellezza dietro ogni maschera. E il piacere. Il piacere di condividere, di mettere al centro qualcosa che dalla profondità arriva e alla profondità torna. Aprire cerchi.
È troppo tempo che siamo chiusi. È troppo tempo che siamo soli.
Non siamo programmati per l’isolamento. Noi siamo esseri relazionali ed è grazie alla relazione che abbiamo la possibilità di sopravvivere e di costruirci un concetto del sé e del mondo.
Io voglio ritornare al corpo vivo che conosce le leggi della sua natura, il suo essere animale sociale.
Perché ho fame di relazione e il teatro può nutrire.
Non voglio più stare nella crepa. Non voglio lasciarmi frantumare. Ho bisogno di ricostruire. Ho bisogno di teatro.
È un bisogno animale.