Benessere

Il Teatro: Cura e Rivoluzione

Scritto da Isabella Lipperi

Per essere un vero attore, bisogna essere un vero uomo. Un vero uomo può essere un attore, e un attore può essere un uomo. Tutti dovrebbero cercare di essere attori. È una meta molto elevata. La meta di ogni religione, di ogni conoscenza, è di essere attori.

Georges I. Gurdjieff

Frequentando una scuola di teatro, o un corso di psicologia, la prima cosa che viene insegnata è che, sia il lavoro attoriale che quello dello psicologo, si basano su un aspetto fondamentale: la relazione. Entrambi sono lavori relazionali, poiché implicano una relazione con se stessi, con l’ambiente circostante, e con una o più persone.

Ma è veramente così? Siamo realmente in relazione?

Questa definizione rischia di rimanere puramente teorica se non si avvia un processo di conoscenza interiore. Ho già parlato in articoli precedenti della condizione alienante generata dalla struttura educativa, sociale, lavorativa della nostra società, la quale ostacola costantemente la possibilità di un contatto autentico con il proprio sé, e, di conseguenza, con il mondo.

Non vi è alcuna possibilità di relazione autentica, finché si rimane vittima dei condizionamenti che tutti noi abbiamo ricevuto e attraverso i quali abbiamo costruito un senso di identità. Ciò che si relaziona, in tal caso, non è altro che la nostra maschera, le difese che abbiamo issato come muri impenetrabili, per sfuggire alla paura, al dolore, a tutte quelle emozioni insostenibili che ci hanno minacciati in passato. La relazione sarà un incontro, più o meno piacevole, tra corazze. Fra tanti falsi sé. Nell’inconsapevolezza, anche la relazione con la persona più importante della nostra vita, rischia di essere una menzogna.

La psicologia conosce da decenni, ormai, l’importanza della relazione per l’essere umano. Eppure, nonostante questa consapevolezza, con il passare del tempo, non si fa altro che progredire verso un crescente stato di isolamento (già iniziato prima dell’arrivo della pandemia), verso un deterioramento del tessuto sociale.

Ma perché? Se sappiamo che è la relazione che salva e che cura, perché ci stiamo sempre più allontanando da noi stessi e dagli altri? Complici il paradigma educativo, le condizioni lavorative, l’accentramento delle tecnologie e l’uso smodato di quest’ultime. Perché stiamo andando verso questa direzione disumana, se sappiamo che l’uomo da solo non può farcela, che isolati ci ammaliamo, che lontani non possiamo tenderci le mani, non possiamo essere solidali gli uni con gli altri?

L’arte del teatro è un’arte che può in questo tempo farsi rivoluzionaria, poiché fonda la sua natura proprio su quelle caratteristiche che sono fondamentali per l’essere umano, ma ora più che mai messi a dura prova: la relazione, l’empatia e l‘integrità. Il teatro può divenire un’arma per far luce nel buio che sta travolgendo il nostro tempo.

“Un vero attore è prima di tutto un vero uomo”. Attore è colui che ha guardato dentro di sé, fino in fondo, rimuovendo quei blocchi fisici, emotivi, psicologici che gli impediscono di essere autentico. Egli non ha più paura della sua profondità. Un vero attore è libero e nella sua libertà diviene vetro limpido attraverso cui il pubblico può specchiarsi.

In questa condizione di integrità, l’attore in scena può contattare la sua Verità e, per riflesso, permette agli spettatori di fare altrettanto.

Ciò permette di fare esperienza di una relazione nuova, una relazione che sia un ascolto profondo, vero, accogliente, curativo. Una relazione che sia spazio di piacevole condivisione. Una relazione che sia un donare se stessi per la gioia di farlo, un mettersi al servizio. Un riconoscersi attraverso gli occhi, le parole, i suoni, le azioni dell’altro. Una relazione che sia un abbraccio che unisca, e non separi più.

Una modalità di entrare in relazione non più egocentrata.

Si possono interpretare ruoli senza più il bisogno di nascondersi dietro di essi. Si possono interpretare ruoli senza più chiudersi nel proprio egocentrismo, ma restando aperti, rinunciando al desiderio latente di voler prevalere sull’altro per riuscire a strappare un applauso finale, con cui tentiamo di soddisfare un antico bisogno di amore e riconoscimento.

È importante oggi trovare uno spazio in cui riunirsi, in cui tornare a stare con noi stessi per poter stare con gli altri.

Soli non possiamo farcela. Abbiamo bisogno di relazione. Ma una relazione che sia Vera e Autentica.

Di una relazione che curi gli strappi, la solitudine, la paura, per dar luogo ad una rivoluzione interiore.

Custodiamoci il cuore. Non siamo più soli se pulsiamo insieme.

Autore

Isabella Lipperi