Psicologia

Il Narcisismo e la Tensione Desiderante

Scritto da Cristiana Gallo

“Sentirsi desiderato, vezzeggiato, perfino un po’ necessario è l’eterno bisogno del cuore. Il cuore è un indigente, un bisognoso, un povero, che non osa sempre mendicare, ma che è sempre vicino alla fame e all’inedia.”

Henri Frèdèric Amiel

Una trattazione approfondita del concetto di narcisismo non può evitare di guardare e considerare il doppio orientamento che si esplica nella tensione desiderante.

Tale tensione desiderante, quella che nel mito vede Narciso folgorato dal suo riflesso, ha origine nel desiderio dell’altro, da essa vengono a prodursi immagini e simboli fondati sul corpo, la cui realtà è da riconoscersi come doppiamente costituita.

Questa realtà, doppiamente costituita, esprimerebbe da un lato il riferimento della libido su di se, dall’altro il radicamento nello stato originario nel quale pur sviluppandosi, la persona resta incorporata come la pianta alla terra nonostante la sua crescita sia, al contrario, verso la luce.

Troviamo dunque da un lato la coscienza dell’Io e dall’altro lato la conservata identificazione affettiva con il tutto.

La comprensione profonda di ciò che si intende per narcisismo si può chiarire solo se guardiamo alle sue possibili costellazioni attraverso la lettura del compito vitale e del processo di umanizzazione di ogni individuo.

Solo in tal modo è possibile attraversare lo studio di un’identità individuale che ha potuto crearsi tramite la presenza di un’alterità; quest’ultima consente all’Io di creare il senso del proprio valore e di entrare in rapporto autentico con l’ambiente.

Le radici di queste possibilità vanno ovviamente ricercate nella storia personale di ogni individuo, nel suo rapporto con le figure di accudimento e con l’ambiente nel quale avviene lo sviluppo.

Una madre empatica che possiede la capacità di sintonizzarsi con il proprio figlio consente all’Io del bambino di trovare un senso graduale di continuità ed unità e di essere radicato nel Sé.

Perché questo succeda è necessaria una holding, ossia un’azione di contenimento che permetta al bambino di sperimentare un ambiente affidabile fonte di quel senso di Sé progressivamente emergente che si manifesta come sentimento di essere vivi, d’integrazione e di personalizzazione.

Conseguentemente, laddove le situazioni esterne non sono favorevoli il bambino percepirà ogni esperienza come interferenza o sopruso; di fronte a questo vissuto, egli sarà costretto a costruirsi un falso Sé necessario a proteggersi dallo sfruttamento e dall’annientamento.

Quindi, l’esperienza di Sé è segnata ed è garantita dal desiderio e dalla presenza dell’altro, mentre la continuità dell’esperienza di Sé viene vivificata da aspettative ed attese che il soggetto non domina totalmente poiché prevedono oltre alla propria tensione desiderante anche la presenza del desiderio nell’altro, ossia nella madre.

Ogni individuo porta al suo interno l’alterità. È’ in rapporto all’alterità che si crea, forma e percepisce il senso di Sé, della sua coerenza e della sua integrità. Attraverso l’alterità si radica l’identità personale.

Autore

Cristiana Gallo

Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio con il numero 15468. Psicoterapeuta ed Analista Bioenergetica specializzata in Psicoterapia Individuale e di Gruppo. Grafologa.
Conduttrice di Esercizi di Bioenergetica e Insegnante Yoga.