Psicologia

Il Trauma e l’Assenza di Autoregolazione degli Affetti

Scritto da Cristiana Gallo

“Ascolta come mi batte forte il tuo cuore.”

Wislawa Szymborska

I legami sicuri con le figure di accudimento sono il fondamento dello sviluppo della personalità. Le persone traumatizzate hanno perso le basi del senso di Sé, la cui coesione e stabilità deriva proprio dalla solidità di quei legami primari.

Una nuova visione del trauma prevede che, oltre agli eventi che colpiscono le persone in modo violento, come uno stupro o una guerra, si possano inscrivere come traumatiche tutte le situazioni in cui un insieme di eventi, che isolati non sarebbero traumatici, espongono il soggetto a sentimenti primitivi e caotici e a vissuti prolungati di impotenza.

Si entra così nell’ottica del trauma cumulativo per descrivere l’insieme degli episodi di sviluppo nei quali si è vissuti con un forte stress e che assumono carattere traumatico e traumatizzante retrospettivamente e cumulativamente.

Quello che è importante comprendere del trauma è che i bambini, ma in generale tutti gli individui, possono restare sconvolti da ciò che di solito consideriamo eventi comuni e normali.

Fino a poco tempo fa la comprensione del trauma si limitava esclusivamente ai traumi violenti, mentre oggi sappiamo che con il tempo, una serie di eventi di lieve entità possono avere su una persona lo stesso effetto dannoso di eventi traumatici di vasta portata.

L’Atmosfera traumatica degli ambienti familiari dove il bambino cresce, pregiudica la capacità di regolare gli stati affettivi interni e di organizzare risposte comportamentali adeguate verso agenti stressanti esterni.

Dopo qualunque episodio potenzialmente traumatico, un bambino vive un momento di agitazione intensa; genitori responsabili tenderanno a calmare il bambino con atteggiamenti contenitivi, mentre genitori violenti, incoscienti ed abusanti favoriranno l’iperattivazione, facilitando la cronicità della stessa.

Il fatto di crescere in ambienti sottoponenti l’organismo ad alternazioni psicofisiologiche violente e ripetute e al terrore da queste risultante, fa si che il Sé in costruzione sia così profondamente minacciato da attuare meccanismi di difesa dissociativi.

Il vissuto determinato dal trauma, è innanzitutto caratterizzato da un’angoscia incontenibile dovuta proprio alla minaccia avvertita in modo totalizzante. Segue una risposta comportamentale, che se da un lato può portare ad una inibizione motoria ed affettiva, ossia all’immobilizzazione, dall’altro può sfociare in una risposta che tende alla scarica dell’eccitazione ma in modo scomposto; più spesso i soggetti mostrano entrambe le modalità difensive alternate.

Il focus comune, qualunque sia la reazione comportamentale, è l’impossibilità di attuare una raffigurazione mentale dell’evento, che conserverà nel tempo il suo carattere di impensabilità e di indicibilità. Tanto è che le narrazioni autobiografiche dei soggetti che hanno nelle loro vite subito traumi presentano sempre molti buchi.

Su quest’ultimo punto influisce il fatto che il trauma può essere tanto più grave, quanto più soggettivamente viene vissuto come incontenibile.

A tal proposito va ricordato che tutti gli eventi traumatici possono essere osservati sia da un punto di vista oggettivo, ad esempio uno stupro è sempre un evento traumatico, che da un punto di vista soggettivo che mettendo l’accento sulla modalità e possibilità individuale dell’elaborazione dell’evento.

Non è mai possibile guardare ad una esperienza così dolorosa com’è quella traumatica senza prendere in esame le dinamiche intrapsichiche e relazionali soggettive che riflettono il modello operativo interno, ossia quell’insieme di caratteristiche che vanno ad esprimersi attraverso il sistema di attaccamento e di autoregolazione degli affetti.

Autore

Cristiana Gallo

Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio con il numero 15468. Psicoterapeuta ed Analista Bioenergetica specializzata in Psicoterapia Individuale e di Gruppo. Grafologa.
Conduttrice di Esercizi di Bioenergetica e Insegnante Yoga.