Analisi Bioenergetica

Dal Dolore al Piacere: un Passaggio Obbligato

Scritto da Cristiana Gallo

“Il dolore è ancor più dolore se tace.”
Giovanni Pascoli

Vi Sono precise modalità psicofisiologiche generali attraverso le quali si può compromettere l’espressione e lo sviluppo naturale di un’identità psicocorporea. Importantissima nel determinare siffatte compromissioni è la relazione tra respirazione, funzioni muscolari e postura.

Partendo dal presupposto che la respirazione porta al movimento e che quest’ultimo è veicolo dell’espressione dell’emozione, è immediata la possibilità di comprendere come una immobilizzazione (intesa come variazione sia del tono muscolare che dell’attività respiratoria), laddove si cronicizza, porta ad una sorta di congelamento emozionale.

I muscoli si contraggono per contenere le sensazioni ed hanno uno spasmo quando non riescono a liberarsi delle tensioni, ossia a liberare l’emozione esprimendola.

Contrarsi equivale a difendersi, a non sentirsi, per non sentire il dolore, e facendo questo le persone si abituano a vivere senza piaceri. Se non si sente il dolore si resta nell’inconsapevolezza delle limitazioni insite nel vivere in una sorta di anestetizzazione, dove i comportamenti socialmente strutturati prendono il posto di quelli guidati dal proprio naturale sentire.

Uno dei livelli da tenere sempre presente nel considerare ogni tensione muscolare cronica è che queste sono sempre espressione di un conflitto emotivo irrisolto, in molti casi risalente alla prima infanzia, che è stato rimosso o negato o compensato e che, di conseguenza, non ha mai trovato possibilità di espressione.

L’impossibilità di espressione risiede nella paura di ricontattare emozioni che si temono devastanti e ingestibili e a ciò si aggiunge la paura delle conseguenze. Se ne deduce che i conflitti soggiacenti la tensione muscolare devono sempre essere esaminati a livello dell’impulso che è stato bloccato e a livello della paura connessa all’impulso.

La possibilità di provare piacere è inevitabilmente collegata alla possibilità di tollerare ciò che emerge riattivando il processo energetico dell’organismo, quindi mobilitando i gruppi muscolari contratti e riportando alla coscienza le sensazioni e i ricordi dolorosi.

Riuscire ad accettare il dolore porta in sé il seme del piacere poiché, il rilassamento delle tensioni, procura inevitabilmente sensazioni spiacevoli che precedono la possibilità di provare quelle piacevoli.

Non riusciamo a sentire il piacere senza passare attraverso il dolore della rinascita. Tale processo è parte del principio di realtà.

Paura del piacere e paura del dolore in tal senso coincidono. La possibilità di espandersi alla ricerca del piacere, incontrando le zone contratte, trova il dolore, così come la possibilità di tollerare il dolore porta alla riscoperta del piacere.

I passaggi tra il sentire dolore e sentire piacere non sono ovviamente immediati. Il processo di ritorno ad una condizione naturale di espansione del corpo richiede, nei casi in cui vi siano stati traumi, tempo, pazienza, coraggio.

Autore

Cristiana Gallo

Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio con il numero 15468. Psicoterapeuta ed Analista Bioenergetica specializzata in Psicoterapia Individuale e di Gruppo. Grafologa.
Conduttrice di Esercizi di Bioenergetica e Insegnante Yoga.