Psicologia

Patterns di frammentazione del Sé

Scritto da Cristiana Gallo

Quando i bambini crescono in ambienti che mettono a rischio il loro bisogno di sicurezza e di amore si può configurare la scena per la frammentazione del senso di sé.

L’esempio della madre che non sostiene il bambino nella sua delicata evoluzione chiarisce la possibile strutturazione di un falso-Sé, alternativa unica data al bambino per evitare l’impossibilità che egli ha, data la sua ancora fragile struttura, di permanere con tutto Sé nell’indefinito e nel frammentario.

Le relazioni traumatiche, che vanno a costellare ciò che definiamo trauma, si verificano sempre in periodi precoci dell’evoluzione umana attecchendo su un apparato psichico immaturo.

Tali esperienze assumono la forma di esperienze impensabili poiché il bambino, nel momento in cui le vive, non ha la possibilità di trasformarle in pensiero autofornendosi un integrazione dell’esperienza. Ne risulta l’incapacità di rappresentarsi gli eventi, eventi che restano privi di un senso originario.

Le esperienze traumatiche non integrabili nella storia del soggetto, restano nuclei isolati, ma non esclusi dalla personalità che sta sviluppando, le loro tracce restano iscritte nei registri più profondi dell’essere, nel corpo.

Più il bambino è piccolo e meno il suo apparato psicocorporeo sarà in grado di pensare e contenere l’esperienza traumatica; quest’ultima si esprimerà prevalentemente su un registro concreto, attraverso agiti o comunque sempre attraverso l’evitamento di situazioni che si temono pericolose.

Gran parte di queste manifestazioni difensive sono legate alla profonda ferita inferta al Sé e, indipendentemente dalle reali cause che hanno scatenato il trauma, il vissuto soggettivo comune a questi bambini è quello di essere stati abbandonati, rifiutati, frustrati, invasi, abusati e di essere cattivi, inadeguati, sbagliati, etc.

Inoltre, non va mai dimenticato che il ricordo delle cause che hanno originato l’evento traumatico sono sempre frammentarie se non totalmente assenti proprio ad opera dei meccanismi difensivi che dissociano il pensiero dal vissuto corporeo.

Autore

Cristiana Gallo

Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio con il numero 15468. Psicoterapeuta ed Analista Bioenergetica specializzata in Psicoterapia Individuale e di Gruppo. Grafologa.
Conduttrice di Esercizi di Bioenergetica e Insegnante Yoga.